mercoledì 17 febbraio 2010

Pensiero Marziale

Uno spunto di riflessione che ci viene dato dai motti del fondatore del Karate Kyokushinkai:

La filosofia sulle arti marziali di Mas Oyama è efficacemente sintetizzata in undici motti, ("Zayu no Mei Juichi Kajo"), che rappresentano l'essenza del suo insegnamento.
1. La via delle arti marziali inizia e finisce con la cortesia. Quindi sii sempre realmente e genuinamente cortese.

2. Seguire la Via delle Arti Marziali è come scalare una montagna su fino alla cima senza mai fermarsi. Richiede dedizione assoluta e decisa per il compito intrapreso.

3. Sforzati di cogliere l'iniziativa in tutte le cose, stando in guardia da azioni che possano derivare da animosità egoistica o da mancanza di riflessione.

4. Anche colui che pratica le Arti Marziali non può ignorare l'importanza del denaro. Tuttavia si dovrebbe stare attenti a non divenirne mai attaccati.

5. La Via delle Arti Marziali è centrata sulla posizione. Sforzati di mantenere sempre la corretta posizione.

6. Con mille giorni di allenamento comincia la Via delle Arti Marziali, ma per padroneggiarla ci vogliono diecimila giorni di allenamento.

7. Nelle Arti Marziali l'introspezione conduce alla saggezza. Considera sempre la riflessione sulle tue azioni come un'opportunità per migliorare.

8. L'essenza e il fine della Via delle Arti Marziali è universale. Tutti i desideri egoistici dovrebbero essere annientati nel fuoco temprante del duro allenamento.

9. Le Arti marziali cominciano con un punto e si concludono in un cerchio. Linee rette derivano da questo principio.

10. La vera essenza della Via delle Arti Marziali può essere compresa soltanto attraverso l'esperienza. Tenendo presente questo, impara a non temere mai le sue richieste.

11.
Ricorda sempre: Nelle Arti Marziali sono veramente abbondanti le ricompense ad un cuore grato e fiducioso.

martedì 2 febbraio 2010

I Due Lupi




Si narra di un anziano Cherokee seduto davanti al tramonto con suo nipote.
“Nonno, perché gli uomini combattono?”
L’anziano con gli occhi rivolti verso il sole, calante al giorno, che stava perdendo la sua battaglia con la notte, parlò con voce calma.
“Ogni uomo prima o poi è chiamato a farlo. Per ogni uomo c’è sempre una battaglia che aspetta di essere combattuta, da vincere o da perdere. Perché lo scontro più feroce è quello che avviene fra i due lupi”.
“Quali lupi nonno?”
“Quelli che ogni uomo porta dentro di sé.”
Il bambino non riusciva a capire. Attese che il nonno rompesse l’attimo di silenzio che aveva lasciato cadere fra loro, forse per accendere la sua curiosità. Infine, l’anziano che aveva dentro di sé la saggezza del tempo, riprese con il suo tono calmo.
“Ci sono due lupi in ognuno di noi. Uno è cattivo e vive di odio, gelosia, invidia, risentimento, falso orgoglio, bugie, egoismo.”
L’anziano fece di nuovo una pausa, questa volta per dargli modo di capire quello che aveva appena detto.
“E l’altro?”
“L’altro è il lupo buono. Vive di pace, amore, speranza, generosità, compassione, umiltà e fede.”
Il bambino rimase a pensare un istante a quello che il nonno gli aveva appena raccontato. Poi diede voce alla sua curiosità e al suo pensiero.
“E quale lupo vince?”
L’anziano Cherokee si girò a guardarlo e gli rispose con gli occhi puliti.
“Quello che nutri di più.”